“La situazione della scuola italiana, e più in generale della cultura, è talmente drammatica che questi provvedimenti, che paiono poco meditati, rischiano di togliere speranze anche per il futuro”: sono le parole di Andrea Mascetti, che ha commentato il Decreto Scuola approvato dal Parlamento italiano il 7 giugno scorso. Una critica in linea con le polemiche nate in larga parte nell’opinione pubblica. La riapertura delle scuole, prevista per settembre, oltre a dover affrontare tutte le problematiche sorte a causa dell’epidemia di Coronavirus, deve fare i conti con vecchie questioni irrisolte.
In primis la penuria di assunzioni: il prossimo anno scolastico circa 27mila cattedre rimarranno infatti scoperte. O ancora, sul fronte dell’edilizia, la mancanza di fondi per rendere le strutture sicure e soprattutto adeguate a permettere il distanziamento di sicurezza. E il Decreto voluto dal Governo non sembra offrire soluzioni in merito, lasciando quindi aperte questioni che andrebbero invece risolte celermente.
Le misure prese finora quindi non sembrano essere sufficienti. Uno dei rischi è che l’Italia possa pian piano ulteriormente indebolirsi sotto il profilo culturale, da sempre vanto del Belpaese: “Questo o un prossimo governo – conclude Andrea Mascetti – pensi piuttosto a defiscalizzare in modo serio o almeno dignitoso gli interventi per rilanciare un settore che potremmo definire spirituale prima ancora che socio-economico”.
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