Pubblicato sull’ultimo numero della rivista trimestrale Terra Insubre. Cultura del territorio e identità dal 1996, il breve saluto di Andrea Mascetti celebra la memoria di Eduard Veniaminovich Savenko, al secolo Limonov, scrittore e politico russo scomparso nel marzo di quest’anno.
“Conobbi la sua opera prima di lui”, ricorda l’avvocato, bibliofilo e appassionato di storia, “trovai infatti in una libreria milanese uno strano libro, Eddy-Baby ti amo, dell’Editore Salani, che mi condusse in una malfamata periferia di Char’kov, abitata da una adolescenza straziata dalla violenza”. Conosciuto anche per i suoi trascorsi politici alquanto fuori dagli schemi, Limonov è stato un grande autore di romanzi molti dei quali autobiografici, come ricordato da Andrea Mascetti: “Fu una lettura intensa e vorace. Mi ero imbattuto con ogni evidenza in un grande scrittore”.
L’omaggio pubblicato su Terra Insubre prosegue inoltre ricordando l’occasione in cui lo scrittore russo si recò in Italia, a Varese: “Un giorno grazie ad un amico, l’Editore Sandro Teti, abbiamo avuto l’occasione di avere Eduard con noi durante la sua trasferta in Italia”, e ancora, “dopo i suoi applauditissimi interventi al Salone del Libro di Torino e alla Fondazione Corriere della Sera di Milano, decise infatti di venire a trovare la curiosa tribù degli Insubri, in quel di Varese”. Andrea Mascetti ricorda che si trattò di una serata indimenticabile, con Limonov completamente a suo agio tra giornalisti, interviste e richieste di autografi.
Ma nel ricordo dell’appassionato di storia è presente anche un’altra immagine, decisamente più particolare e che ha lasciato un segno indelebile nella memoria: l’attenzione e la curiosità dello scrittore russo verso le numerose bandiere regionali e delle nazioni non riconosciute d’Europa. Un “universo di diversità”, come le ha descritte Andrea Mascetti, il quale conclude il proprio omaggio riportando alla memoria la sensazione di come Eduard Limonov si fosse sentito a casa durante la permanenza a Varese, un luogo, come dichiarato dallo stesso scrittore russo, dove poter assaporare “uno spirito di comunità e di militanza culturale non comuni e che, in una riuscitissima traduzione, lui definì, la casa degli indipendentisti longobardi”.